Diverse sono le metodologie attraverso cui realizzare la democrazia partecipativa.
E diverso è l’approccio che si deve attivare a seconda della finalità e degli utenti coinvolti, siano essi omogenei o eterogenei (es. cittadini / utenti finali, amministratori, funzionari e operatori di mercato all’interno di azioni territoriali, come nel caso della progettazione integrata).
Segnaliamo alcune metodologie:
OST Open Space Techonolgy
Ideata da Harrison Owen negli anni ’80, si basa sull’autorganizzazione ed è caratterizzata da semplicità, informalità, autogestione.
Funziona in contesti caratterizzati da:
a) necessità di discutere un argomento reale; b) esistenza di un gruppo di partecipanti numeroso ed interessato; c) presenza di punti di vista diversi, anche in conflitto tra loro.L’OST non dovrebbe essere utilizzato in contesti in cui si ritiene che la soluzione del problema sia nota, o in cui chi detiene il potere sostanziale ritenga di conoscere la risposta o di sapere in anticipo chi può risolvere il problema in discussione. L’Open Space Technology è quindi una metodologia adottata da molti anni utile per coinvolgere un’ampia comunità di cittadini che sono stimolati a dare il loro contributo secondo un criterio di autogestione e libertà d’azione individuale, anche se esiste un conduttore dell’OST che descrive inizialmente la metodologia e descrive le risorse (luoghi e logistica) e i tempi a disposzione.
Dopo un’introduzione delle regole dell’OST vi è una fase in cui il tema macroscopico dell’evento OST viene analizzato da diversi gruppi in cui si dividono i partecipanti dopo aver raccolto le diverse proposte che ognuno può fare per sviluppare uno specifico aspetto che considera significativo. Queste proposte vengono inserite in un grande tabellone così da predisporre un piano spazio-temporale dei gruppi che tratteranno gli argomenti e ai quali tutti possono sottoscrivere la loro presenza.
A questo punto si ha un momento in cui si autoorganizzano i gruppi di lavoro, attraverso il consolidamento di tematiche simili, la gemmazione di tematiche che intendono differenziarsi e ottimizzando la gestione generale delle risorse presenti (sale e orari) Dopo aver trovato la soluzione ottimale, i gruppi di lavoro si attivano ognuno nello spazio e per il tempo prestabilito. Ognuno, se lo ritiene più utile o interessante, è libero di spostarsi da un gruppo all’altro.
Il metodo non prevede un programma predefinito né relatori, ma un tema complesso di discussione sviluppato attraverso tanti sotto argomenti o tematiche correlate. Sono gli stessi partecipanti che, guidati da un facilitatore in fase iniziale , propongono gli argomenti nell’ambito del tema individuato, costruiscono l’agenda e si riuniscono in gruppi di lavoro.
Al termine della giornata o dell’OST che può durare più giorni, viene prodotto un report finale che descrive in sintesi i risultati dei diversi gruppi di lavoro.
Metaplan
Il Metaplan® è una tecnica per la gestione dei processi di comunicazione nei gruppi di lavoro, basata sull’alternanza di momenti strutturati di lavoro individuale, di gruppo e in plenaria. Consente di gestire una discussione, permettendo di raccogliere, selezionare e omogeneizzare i diversi contenuti espressi dai partecipanti, utilizzando come supporto le tecniche di visualizzazione.
Permette ad esempio di gestire, con efficacia e tempi ristretti in un workshop partecipativo, una discussione di gruppo per l’elaborazione di un’analisi strategica SWOT (Strenghts, Weaknesses, Opportunities, Threats) individuando gli aspetti di forza e di criticità di un determinato ambito tematico o territoriale.
Segnaliamo che Poliste è il partner italiano del gruppo Metaplan fondatore della omonima metodologia sviluppata in Germania nel 1972.
GOPP
Il Goal Oriented Project Planning è una metodologia finalizzata alla progettazione partecipata utile per identificare e pianificare scenari e progetti, puntando su una esplicita definizione degli obiettivi. Tale metodologia fa riferimento a quanto espresso dalla Commissione Europea per perseguire la qualità nelle fasi di programmazione, gestione e valutazione di interventi complessi. Essa esprime il PCM – Project Cycle Management, permettendo agli attori dell’iniziativa che rappresentano gli stakeholders di mettere a fuoco un’idea progettuale, attraverso l’analisi dei problemi, l’individuazione degli obiettivi, fino alla costruzione di uno schema condiviso denominata Struttura Logica del Progetto.
EASW
European Awareness Scenario Workshop® è una metodologia utile a elaborare prospettive e sviluppi, quindi utile per progettare il futuro attraverso scenari alternativi. Viene adottato dalla Commissione Europea e permette, attraverso il confronto di uno specifico numero di partecipanti ( ipotesi una quarantina) di rappresentare i diversi cluster di una comunità, come le categorie di attori locali (amministratori, tecnici, operatori economici e associazioni), così da facilitare un confronto e costruire una visione comune della realtà e definire congiuntamente alcune azioni.
World Cafè
Metodo per facilitare il dialogo collaborativo e la condivisione di conoscenze nei grandi gruppi. I partecipanti, divisi in piccoli gruppi, discutono di un problema intorno ad un tavolino, magari anche mangiando qualcosa, in un clima disteso e collaborativo. I risultati sono poi riportati in un incontro plenario.
L’e-TM (Electronic Town Meeting)
Ideato dall’associazione America Speaks sull’onda dei tradizionali town meeting statunitensi, l’Electronic Town Meeting (e-TM) permette di coniugare i vantaggi della discussione per piccoli gruppi con quelli di un sondaggio rivolto ad un ampio pubblico, offrendo le condizioni per riuscire a costruire un’agenda dei lavori in modo progressivo, sottoponendo a televoto dell’assemblea le domande che la discussione ha prodotto.
Fase iniziale di lavoro in cui i partecipanti vengono informati grazie agli apporti di documenti ed esperti,
Discussione in piccoli gruppi; grazie all’aiuto di facilitatori, ogni gruppo contribuisce all’elaborazione di un testo di discussione che viene sintetizzato e che costituisce la base per la fase successiva
Formulazione di domande o proposte da sottoporre all’attenzione del pubblico e sulle quali i partecipanti possono esprimersi individualmente
Voto in tempo reale mediante appositi telecomandi.
Le potenzialità di questo modello per i processi di democrazia deliberativa sono ormai riconosciute a livello internazionale, tanto che questa metodologia ha conosciuto un’ampia diffusione in vari contesti
Deliberative Polling
Il sondaggio deliberativo, ideato da James Fishkin, nasce dalla necessità di fornire all’opinione pubblica la possibilità di compiere scelte consapevoli e informate su temi di grande rilevanza, percepiti come complessi, controversi e portatori di incomprensioni, allarmi, a volte pregiudizi. Questa tecnica prevede la selezione di campioni casuali e rappresentativi della popolazione di riferimento :
dopo aver somministrato un questionario ad ogni campione – mirato a rilevare le opinioni individuali sul tema che si vuole affrontare – i partecipanti vengono convocati per un fine settimana deliberativo. I due modelli base, che possono essere abbinati, sono quelli dell’interazione faccia-a-faccia e dell’interazione on line. Si tratta di una tecnica a metà fra un esperimento scientifico e una consultazione: nel sondaggio deliberativo i partecipanti sono in vario modo stimolati a partecipare attivamente e a documentarsi; nella realtà di tutti i giorni, invece, i cittadini possono avere resistenze a documentarsi su tutto quello che ha a che fare con temi di rilevanza politica, anche perché quest’ultima è sempre più di frequente investita di valori negativi.
Per approfondimenti: http://cdd.stanford.edu
Bilancio Partecipativo
Tra i vari tipi di strumenti di democrazia partecipativa va annoverato il Bilancio partecipativo la cui forte valenza è effetto del fatto che viene assegnato uno specifico budget da parte dell’ente, il che determina nei cittadini la certezza che in tempi ridotti potranno vedere e toccare con mano la propria scelta.
Consensus Building
Metodologia finalizzata alla gestione dei conflitti attraverso un percorso di condivisione dei presupposti e di un quadro di riferimento da cui risalire alle differenze e alle possibilità di costruzione di soluzioni alternative terze a superare il conflitto e alla identificazione dei termini della mediazione.
CCP – Consensus Creation Partecipated
E’ un modello di partecipazione che si basa sul metodo di Gestione Cognitiva Collettiva denominata CCP in quanto è:
Creazione del Consenso Partecipato o Consensus Creation Partecipated (o Process) Content & Consensus Process ( Processo di Creazione di Contenuti e del Consenso) Content& Consensus Partecipated La metodologia è ibrida in quanto adotta al tempo stesso una struttura simile al Open Space Technology, ma in una versione sia in presenza che online (denominata Hybrid Open Space Technology) e punta sulla costruzione di materiali digitali condivisi prima , durante e dopo la mediazione svolta in presenza.