Comunicare correttamente ed efficacemente in pubblico è una condizione necessaria per il dialogo in pubblico e soprattutto il dialogo “con ” il pubblico.
Ecco perchè è stata prevista un’intera giornata con l’esperto Massimiliano Cavallo attraverso cui abbiamo acquisito elementi preziosi e sperimentato le nostre capacità di presentazione. Infatti come diceva un famoso esperto “per saper parlare in pubblico bisogna parlare in pubblico”.
Qualche numero per iniziare: 7- 38 -55 . Non è l’ora del mattino 7h 38′ e 55″ ma le tre percentuali di peso dei tre aspetti della comunicazione:
- 7% contenuto verbale (discorso)
- 38% paraverbale (voce, timbro, intonazione, ritmo, pause ecc.)
- 55% non verbale ( postura, gestualità, look, mimica, sguardo, abbigliamento ecc.)
Vedendo questi numeri ironicamente viene da dire che anziché l’espressione biblica “in principio era il verbo” si potrebbe affermare che ancor prima “in principio era lo sguardo”.
Diversi gli stimoli arrivati durante la giornata soprattutto con l’esperienza diretta laboratoriale: la prima questione da affrontare è stata la paura del parlare in pubblico, lo stress necessario (stress tonico) ma che talvolta va oltre la soglia positiva e quindi diventa stress tossico (distress). Problema vissuto anche dai grandi (esempio fatto di Fiorello, ma anche Cicerone, Reagan…). Si è ricordato a tal proposito l’affermazione: “Sapete -si dice- qual’è la paura più grande per gli inglesi più della morte? Parlare in pubblico”.
L’abbiamo percepito realmente anche noi individualmente durante la giornata, almeno per chi non ha avuto esprienze pregresse. Molto stress può essere eliminato ricordando che il pubblico non sa cosa pensi di dire, tu lo sai e quindi si può controllare lo stress non soffocando le emozioni ma indirizzandole a proprio vantaggio.
E quello che conta non è quello che si dice rispetto a quanto ci si prefigge di dire (efficenza = cose dette/cose da dire) ma quanto “passa”, ovvero quanto rimane inciso nella mente del pubblico (efficacia, cose “passate”/cose dette). Molte preoccupazioni dell’oratore, comprese le cose dimenticate, non sono infatti vissute nè percepite dal pubblico.
Un aspetto su cui Massimiliano ha posto molta attenzione e su cui ci ha fatto esercitare è stato lo sguardo che deve esser indirizzato verso il pubblico e a tutti senza esclusioni, perfino curando i vari settori della platea e girandosi con tutto il busto verso le diverse aree. Massimiliano ha voluto definire questo come lo sguardo democratico (ovvero verso tutti i partecipanti).
Originale l’esercitazione fatta dove lo sguardo dell’oratore di turno doveva, (mentre faceva il proprio discorso), sempre più naturalmente, cadere sulle singole persone facendo così abbassare la mano (come fosse una paletta da abbattere) e così verificare se aveva “interagito” con tutti o meno. E così tanti altri accorgimenti sulla postura, la gestualità, la voce per poi arrivare alla struttura degli interventi nei quali l’apertura iniziale e la chiusura finale svolgono un ruolo chiave (come un aereo al decollo e all’atterraggio).
E qui i consigli e le esercitazioni ci han permesso di scovare citazioni, domande, storie, appigli come numeri, date, riferimenti che a sorpresa generano attenzione. Come anche la lettura di una poesia, la narrazione di una breve storia o un anedotto o perfino una provocazione che portano il pubblico, attraverso una sintonia con l’oratore, direttamente “dentro” una narrazione in presa diretta e non in terza persona. Questo perchè l’attenzione e poi l’empatia sono elementi fondamentali generati dalla curiosità che viene accentuata dalla descrizione in prima persona.
Ed ancora il ritmo del discorso può essere supportato dal ritmo delle affermazioni in sequenza con elemento ripetuto.
Un’attenzione particolare infine l’ha posta sul rendere accessibili le statistiche e i valori numerici il cui peso può essere efficacemente espresso attarverso analogie con lunghezze, distanze tempi, volumi più d’impatto rispetto quelli citati.
A concludere le presentazioni di ognuno dei partecipanti, in cui ci si esercitava ad esporre un discorso nel rispetto dei tre minuti. Così ha spiccato quella di Dino attraverso grande espressività ed efficacia, avendo fatto anche la sintesi del valore della giornata, ricordandoci Gaber che affermava che la partecipazione è avere gli altri dentro di noi. Altre presentazioni sono state su esperienze individuali, altre ancora su narrazioni fantastiche o sulla metafora sulla partecipazione.
E infine quella finale da “botto” di Gaetano, teatrante e affabulatore che ha incantato con la sua voce e con la storia della pulce Trichettina, presa dalla sua barba, che salta e che in conclusione dell’intervento muore schiacciata tra le mani del suo padrone che applaude per la performance della stessa pulce, dimostrando nell’intervento l’importanza della conclusione ad effetto.
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Ecco alcune immagini del lunch