Ogni progetto ha una sua scintilla iniziale e una sua traiettoria di sviluppo. Questo vale anche per i progetti di rigenerazione urbana. Dove nascono? Dentro uno studio professionale o in un’aula consiliare? Forse, ma il luogo primario e motore di tutto è sempre l’utenza, un gruppo di promotori residenti e sostenitori che hanno volontà e determinazione, vision, capace di vedere oltre semplici richieste. E’ un punto di partenza che poi deve prendere corpo con una comunità che si crea intorno.
Serve però subito dopo consolidare questa piccola comunità, creare un gruppo coeso e incominciare a condividere una visione capace di identificare punti di forza, di debolezza, comprendere i punti chiave per tracciare l’ambito di intervento, le priorità. In altri termini mettere a fuoco e condividere insieme le conoscenze e gli elementi per definire le specifiche di un progetto. Sembra facile, ma questo snodo è cruciale. Motivo per cui si è subito pensato di fare un’indagine conoscitiva.
E come succede nelle questioni complesse, l’indagine serve per avere delle risposte ma ancor più serve per definire quali sono le domande chiave.
Così si è partiti con le domande che prima di tutto ci identificavano le persone che abitano e vivono o lavorano nel quartiere di Monreale e poi approfondire l’idea di futuro.
La parola è di moda, rigenerazione urbana, si sa che significa un cambio radicale per aree compromesse, siano esse centri storici, periferie, aree ex industriali e comunque dove agli aspetti di degrado edilizio-urbanistici si affiancano anche criticità sociali, culturali o di servizi. Emergono nella città di Cagliari alcune aree critiche in questo senso: S.Elia, Is Mirrionis, S.Avendrace, la stessa municipalità di Pirri.
Torri caratterizzanti il quartiere di Monreale (C) ph CCP
Appunto dentro di questa c’è un caso che possiamo affermare “da manuale” e questa è la realtà del quartiere di Monreale, una realtà nata come centro direzionale decentrato rispetto al cuore cagliaritano, che – a fronte di un progetto avveniristico – ha vissuto una realizzazione che non è arrivata in fondo. Così si è generata una situazione di stallo e di incompiuta. Con il conseguente declino.
Per questo il quartiere Monreale è appunto da manuale: edifici destinati a servizi per attività direzionali e terziario avanzato, basate su originali torri che però hanno visto alcune di queste bloccate a metà e in continuo degrado come se fossimo in guerra, aree residenziali originariamente di qualità e dignitose che mantengono il loro status ma attorniate da aree in completo abbandono, percorsi pedonali incompleti con interruzioni, criticità sul piano idrogeologico con flussi idraulici incontrollati che hanno compromesso piani interi interrati destinati a parcheggi, oramai inservibili. Assenza significativa di servizi commerciali, luoghi di relazione, spazi verdi, parchi e quanto chiunque desidera nel quartiere residenziale. In aggiunta l’infrastruttura viaria ha nodi non risolti, punti con colli di bottiglia e non fornisce neanche servizi di trasposto pubblico locale. Questi punti di debolezza e fragilità si innestano su un’area che trova intorno quartieri di edilizia residenziale di Pirri di vecchio impianto e aree recenti con debolezza di impianto urbano (Baracca Manna) ancora più critiche, oggetto di intervento pubblico per sanare una situazione di irregolarità diffusa, ma ancora debole nella sua dimensione di vita sociale e di identità.
Le criticità incontrate nel quartiere Monreale da parte delle imprese incaricate di completare i lavori delle torri e di sviluppare i servizi territoriali con fallimenti in cascata, hanno lasciato uno strato di degrado progressivo.
Questa fotografia sfuocata di questa realtà, alle porte della città metropolitana che si incontra entrando a Cagliari dall’entroterra attraverso la primaria arteria regionale della Carlo Felice, ha però dalla sua un grande potenziale che può ribaltare il suo destino che pareva segnato.
Prosegue il percorso di partecipazione attraverso un altro evento presso il CACIP di Macchiareddu. Un percorso che vede coinvolti amministratori, tecnici ed esperti, imprese e associazioni del territorio che, attraverso un laboratorio di idee, con momenti alternati di plenaria e lavori di gruppo,ha contribuito a mettere a fuoco i prossimi passi per il Contratto di Laguna.
Un momento di intervallo durante il Laboratorio
L’accompagnamento di Poliste ha permesso di utilizzare un’importante metodologia certificata, l’ European Awareness Scenario Workshop – EASW® che prevede il coinvolgimento e l’impegno dei partecipanti nei lavori di costruzione di una visione futura strategica e di linee di intervento progettuali. Un’attività che oltre a individuare gli scenari futuri ha suggerito la pianificazione delle azioni prioritarie.
Serenella Paci di Poliste, facilitatrice durante l’iniziativa
Una prima fase ha pemesso di immaginare i possibili obiettivi strategici suddivisi in gruppi omogenei: i tecnici-esperti, i rappresentanti della PA, delle imprese che operano nell’area e dell’associazionismo e del mondo non profit. Dopo questa fase e una sessione di plenaria in cui si è condiviso il lavoro, si è proceduto attraverso gruppi focalizzati sulle idee di progetto che hanno approfondito i temi dell’ Innovazione e della economia locale sostenibile, della qualità ambientale e della governance da adottare.
Contributi dei partecipanti elaborati durante le sessioni di gruppo
Sono emerse diverse questioni, tra cui il rapporto con il Parco del Molentargius, da una parte sinergico in termini di ecosistema, di possibilità di gestione e rapporti con gli organismi internazionali, la struttura tecnica, dall’altra differente in alcune specificità (amministrazioni coinvolte, sistema di affluenti differenti ecc.). Ed è emersa anche l’ opportunità data dalla presenza di un’area con edifici di valenza storica, oggi in carico alla Sogaer, il gestore dell’aeroporto, contigua alla laguna che potrebbe accogliere le strutture di ricerca, di formazione, le associazioni e la governance del Contratto di laguna, in continuità con gli specchi d’acqua che attorniano la città di Cagliari. L’iniziativa ha visto la città Metropolitana di Cagliari promotrice attraverso la stessa presenza del vicesindaco metropolitano Roberto Mura, artefice dell’idea del contratto di Laguna a cui è stato riconosciuto nel 2023 il 1° Premio Luigi Crespellani, riconoscimento messo in palio dalla Regione Sardegna per gli enti locali che si distinguono sull’innovazione organizzativa nell’ambito sovracomunale sui temi del paesaggio, dello sviluppo sostenibile e della valorizzazione dei beni culturali e sociali del proprio territorio.
Il vicesindaco Metropolitano di Cagliari Roberto Mura durante l’evento
Il tema della partecipazione è spesso nella bocca di tutti, ma identificare buone pratiche, nuovi metodi e nuove esperienze da consolidare non è nè automatico nè banale.
Spesso i cittadini si stentono coinvolti quando li tocchi nel vivo, qui e ora, su un problema irrisolto o meglio su una minaccia che li riguarda, meno se si deve affrontare una questione che riguarda la pianificazione o le strategie, ovvero questioni che hanno un riscontro solo negli anni. Come nella finanza, la pianificazione appare senza ritorni di investimento, quindi blandi se non manifestano a breve riscontri concreti. Ma le scelte strategiche sono quelle che abilitano o inibiscono il nostro futuro.
Proprio per questo servono occasioni, eventi e utilizzo di strumenti abilitanti che coinvolgano i cittadini e tutti gli altri stakeholder (imprese, terzo settore, PA, oltre ai politici) per identificare e implementare metodi replicabili che permettano di costruire un’idea condivisa di futuro attraverso progetti e politicheproposte e selezionate progressivamente dalla collettività.
Abbiamo pertanto pensato di intervenire su un’area di rilevanza territoriale come il litorale di QUartu (da Margine Rosso a Flumini e Capitana) con circa 18.000 abitanti coinvolgendo una rappresentanza mirata di cittadini (circa 30) selezionati secondo criteri che rappresentassero le diverse categorie di abitanti per età, sesso, residenza, professione, livello di istruzione, con cui condividere un percorso progettuale.
Abbiamo coinvolto e chiesto supporto all’ Università di Cagliari ( DICAAR Dipartimento di Ingegneria Civile Ambientale Architettura) in particolare al prof. Michele Campagna e alla specializzanda in ingegneria Laura Tolu nel progetto Rigenerazione Umana coordinato da Carlo Crespellani Porcella. Il progetto promosso dal Centro Studi Luigi Crespellani, in sinergia con l’Università di CA e le diverse associazioni del territorio, si basa su una metodologia che utilizza il GEODESIGN, in termini pratici una piattaforma che supporta la raccolta delle proposte sulle mappe territoriali, in questo caso il litorale di Quartu, sponda est della città metropolitana di Cagliari e a seguire permette l’attività di selezione e consolidamento delle proposte più apprezzate, arrivando così a un piano strategico condiviso.
Durante le tre sessioni di tre sabati mattina sono così emerse 110 idee progettuali che hanno riguardato i 10 ambiti di lettura
Infrastrutture Verdi (Natura)
Infrastrutture Blu (Acqua)
Agricoltura
Trasporti
Commercio e Industria
Energia
Residenzialità diffusa
Residenzialità compatta e servizi associati
Cultura e beni culturali
Smart (iniziative innovative come startup o tecnologiche)
Prima di iniziare l’attività laboratoriale, il nucleo di lavoro ( Michele Campagna professore ordinario di Pianificazione territoriale esperto di Geodesign, la specializzanda Laura Tolu con tesi dul Geordesign e Carlo Crespellani Porcella, ingegnere esperto del territorio quartese, urbanistica, sostenibilità e metodi partecipativi) ha raccolto e predisposto una prima raccolta di dati georeferenziati rappresentati in mappe tematiche e una pre-analisi utile a costruire un primo quadro conoscitivo da mettere a punto dai partecipanti, con l’obiettivo di avere una base di partenza. Il contributo delle conoscenze degli abitanti del territorio così diventa complementare a quella dei dati consolidati nei sistemi territoriali.
Attraverso questa prima analisi e una sua condivisione, si è potuto procedere con la proposizione individuale di idee e progetti, per poi arrivare a costruire dei gruppi di lavoro di circa 5-7 persone suddivise secondo criteri di interesse (nel nostro caso legato all’area di appartenenza, ma poteva essere fatto su altri criteri) e poi arrivare a mettere a punto, selezionare e consolidare le proposte più condivise. Ogni gruppo aveva anche il compito di valutare le idee degli altri gruppi, selezionando quelle più efficaci o significative dal proprio punto di vista.
Passo successivo è stato quello di accorpare (quindi ridurre) i gruppi di lavoro, aggregando quelli più affini nelle valutazioni svolte sull’insieme dei progetti. In due step si è così arrivati a una visione condivisa collettiva, sforzo importante per costruire un’idea di futuro e con essa i progetti più significativi in quanto vagliati insieme. Non son mancati passaggi molto utili di messa a punto di idee simili, migliorate nel processo di consolidamento. Analogamente idee pensate per un luogo, quindi un progetto puntuale, è stato spunto per una replica su altre aree facendolo diventare “una politica” di carattere generale.
In altri termini si è operato con una forte collaborazione svolgendo un lavoro di competizione dolce delle idee ( progetti e politiche) in modo progressivo, dentro tempi prestabiliti e armonizzando i naturali microconflitti, spostandoli dal piano delle persone al piano delle idee che diventavano di dominio comune.
Un passaggio non banale, considerando che uno dei problemi che si ha nel passaggio dalle idee individuali alle idee collettive.
Il percorso è avviato. La specializzanda Laura Tolu ha presentato la tesi di lauera in ingegneria civile ambientale prendendo 110 e lode e la commissione ha colto il valore dell’esperienza e della metodologia. E’ così emerso che i trenta partecipanti potrebbero essere trenta consiglieri di una qualunque amministrazione locale che possono confrontarsi sulle idee, superando le tradizionali barriere di schieramento politico e trovando sinergie sugli interventi e le priorità.
La metodologia di Geodesign, ideata in origine dal prof. Carl Steintz e implementata in tutto il mondo, è stata adottata anche dalla città metropolitana di Cagliari e dall’area dell’oristanese ottenendo importanti riusltati.
L’esperienza quartese svolta con i soli cittadini residenti verrà arricchita da ulteriori incontri con specialisti sulle diverse discipline ( trasportisti ed esperti di mobilità, di sostenibilità, di sistemi idraulici, di paesaggio, di servizi e turismo, di riqualificazione e rigenerazione urbana, dei piani di risanamento urbanistico) e infine con le amministrazioni cittadine e di città metropolitana.
Alcuni cittadini partecipanti al progetto
Il progetto RIGENERAZIONE UMANA facente parte della serie Inter-Gen, promosso dal Centro Studi Luigi Crespellani è sostenuto dalla Fondazione di Sardegna e ha coinvolto l’Università di Cagliari, dipartimento di Ingegneria Civile e Ambientale e Architettura DICAAR, le associazioni: Figli d’Arte Medas, OIKOS, CRIF Centro Ricerca Indagine Filosofica, Circolo Rosselli RisorgiMenti, Fondazione Circolo Fratelli Rosselli, Officine Permanenti, Comitato Margine Rosso,Fenalc sez prov. Cagliari , Le chat Bleu.
dell’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Cagliari, tutta dedicata al tema dell’Urbanistica, della città e del governo del territorio, emergono i temi chiave che trasversalmente coinvolgono i centri storici, le periferie, i territori delle aree interne, l’agro, la pianificazione intermedia.
In tutte queste letture è evidente il ruolo svolto dalla partecipazione dell’utenza e dall’interazione tra politica, tecnici-professionisti e cittadini.
In particolare il tema del paesaggio, espressione dell’uso dinamico del territorio, dell’interazione di ognuno di noi alla cui base lo spazio e l’ambiente si trasformano e creano identità collettiva.
Quando si parla di partecipazione si pensa spesso a processi decisionali “secchi” dove la scelta è tra due opzioni, come realizzare o non realizzare un importante intervento territoriale.
Ed è noto però che è invece nell’impostazione dei problemi che si annidano le questioni cruciali, soprattutto tenendo conto che è in questa fase che si predispone l’assetto del territorio, lo sviluppo delle potenzialità, il coordinamento, la sinergia e coerenza tra i diversi interventi.
Interazione tra due gruppi di lavoro nel workshop su GeoDesign
In altri termini è nella corretta ed efficace pianificazione che si mettono le basi per la salvaguardia e lo sviluppo del territorio.
La Sardegna si presenta oggi con l’opportunità di nuovi rapporti tra Istituzioni (soprattutto la Regione) e il mondo delle professioni.
Ecco qui un sondaggio-prova per suggerire e mettere a fuoco i temi rilevanti che la prossima legge di Urbanistica può recepire dopo un dibattito e confronto con la Rete delle Professioni Tecniche. Segnalate i quattro temi per voi prioritari:
La Carta della partecipazione è un importante documento che dà le indicazioni di come implementare la partecipazione nelle politiche del territorio e più in generale per avviare reali forme di partecipazione diffusa che avvicini cittadini e istituzioni http://www.inu.it/la-carta-della-partecipazione/ .
La promozione di questo documento vede coinvolte primariamente l’INU (Istituto Nazionale di Urbanistica), l’ AIP2 (Associazione Italiana per la Partecipazione Pubblica) e l’ IAF Italia (International Association of Facilitators ) e vede come co-promotori Cittadinanzaattiva Onlus, Italia Nostra Italia Onlus, Associazione Città Civili.
Da dicembre 2014 la Carta della Partecipazione punta alla sua applicazione per un progressivo coinvolgimento di enti pubblici e strutture associative, diffondendo così la cultura di una partecipazione effettiva e “di qualità” dei cittadini alla ricerca delle soluzioni e ai processi decisionali di politica pubblica.
Quando si parla genericamente di “partecipazione”, rischiamo di creare diffidenza o fraintendimenti. Non esistendo in Italia una vera e propria disciplina, né strumenti di certificazione delle competenze, la materia è oggetto di interpretazioni diverse, a volte approssimative o contrastanti. In una materia così delicata, che ha a che fare con il rapporto di fiducia tra le istituzioni e i cittadini, la Carta della Partecipazione intende portare competenza e rigore metodologico, definendo delle regole minime che aiutino a progettare o a valutare la qualità di un processo partecipativo.
Nata dall’esperienza “sul campo” di un centinaio di facilitatori esperti di diverse regioni, e approfondita grazie al contributo di importanti associazioni nazionali che operano a stretto contatto con i cittadini, la Carta è un documento breve e scorrevole composto da 10 semplici principi, comprensibili a tutti, che indicano come dare qualità al processo partecipativo:
Cooperazione
Fiducia
Informazione
Inclusione
Efficacia
Interazione costruttiva
Equità
Armonia (o riconciliazione)
Render Conto
Valutazione
La Carta può essere usata come una traccia metodologica in fase di progettazione di un percorso di coinvolgimento dei cittadini, oppure come griglia da usare in fase valutativa per determinare la qualità di un processo partecipativo proposto o realizzato. Può anche essere utilizzata come spunto di riflessione per accrescere la cultura della partecipazione e far comprendere la complessità delle dinamiche e dei ruoli, aiutando i decisori a riconoscere gli esiti dei processi partecipativi come parti integranti dei procedimenti di formazione delle scelte pubbliche.
L’idea di partecipazione introdotta dalla Carta accompagna l’intero ciclo di elaborazione e implementazione delle politiche pubbliche, compreso il momento della gestione e dell’attuazione, affinché i cittadini diventino parte attiva nella realizzazione dei progetti e nella presa in cura dei beni comuni.
Ecco qui descritta l’affascinante esperienza che si svolge nel quartiere Villanova di Cagliari a seguito del progetto Luoghi Ideali, raccontata dai testimoni presso il Progetto Democrazia Partecipativa. Partiamo dalla prima domanda:
Viva Villanova: di cosa si tratta?
Viva Villanova è un progetto di coesione sociale e rigenerazione urbana che trova casa nel quartiere di Villanova, a Cagliari, con l’aspirazione di attivare legami sociali e personali, di partecipazione e di scambio, tra nuovi e vecchi abitanti.